di Germano Maccioni
Tutto è cominciato con il ritrovamento nel 1994 di alcuni vecchi faldoni in un armadio “dimenticato” – con le ante rivolte verso il muro - in ufficio romano.
Quei faldoni, poco meno di settecento, contenevano i fascicoli sulle stragi compiute in Italia dai tedeschi in fuga sulla popolazione inerme dopo l’8 settembre 1943, spesso con la complicità dei fascisti italiani della repubblica di Salò.
Uno di quei faldoni, quello sulla strage di Marzabotto è stato inviato al tribunale militare di La Spezia che ha istruito il processo.
La maggior parte delle vittime di quella strage, perpetrata dal 16° reparto esplorante della 16° divisione ReichFürer agli ordini di Albert Reeder tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, furono donne, vecchi e bambini.
E quei bambini miracolosamente sopravvissuti a quelle stragi, hanno finalmente potuto testimoniare dopo più di 60 anni in una sede istituzionale, hanno finalmente potuto condividere con il mondo intero quell’immane tragedia.
Ma la cosa più importante forse è che la sentenza di condanna, arrivata nel gennaio 2007, è stata pronunciata “nel nome del popolo italiano”.
Lo stato di eccezione racconta il processo per la strage nazista di Marzabotto e la storia dei pochissimi sopravvissuti, coloro che hanno guardato dritto negli occhi il male assoluto.